martedì, ottobre 31, 2006

PEACE PIECE

Qualcuno un pomeriggio mi disse che ero simile ad un pezzo di Bill Evans,"Peace Piece".
Oggi ce lo ascoltiamo tutto,più volte se necessario e se possibile distesi sul letto.La posizione orizzontale porta solitamente a chiudere gli occhi e questo pezzo di piano non è possibile ascoltarlo ad occhi aperti.Il corpo invece,quello si che sarà bene tenerlo in tensione il più possibile,in ascolto il più possibile.

Qualcuno mi disse che ero esattamente come questa canzone,con tutti i suoi bassi ed i suoi acuti e le sue contraddizioni.Così allora lo ascoltai più e più volte tentando di riconoscermi in quelle note,finchè suggestionata pensai che io ero esattamente questo "pezzo di pace".

Un pranzo,all'incirca verso fine ottobre,incrociai mia madre in cucina.Era una di quelle giornate che aveva deciso di essere stanca ed annoiata per lavorare ed io di conseguenza mi sentii stanca ed annoiata abbastanza da non andare all'università.La sera prima inoltre ricordo che presi appuntamento con gli altri ragazzi per vedere una casa il pomeriggio seguente.
Credo che mia madre avesse sentito la mia telefonata,ma era solo un dubbio,che divenne certezza quel giorno a pranzo quando volle raccontarmi un sogno che aveva fatto.Non lo faceva mai,eppure non mi sembrò strano;mentre si sedeva e si accendeva una sigaretta io ascoltavo il mio "pezzo di pace"e mi concentravo per impanare la mia fettina di carne nella farina il più meticolosamente possibile.Non la guardai e lei non guardava me,parlava come se stesse spiegando un documento a qualche suo superiore.Non credo badò molto alla musica che c'era in sottofondo,l'unica affermazione che fece fu qualcosa a proposito della luce calda che c'era quel giorno.

E poi cadevo,ricordo solo questa sensazione.Era come non toccare mai per terra...cadevo piano,lentamente ed avevo la certezza che a lanciarmi fossi stata io,nessuno mi aveva spinta,ma continuavo a cadere e credo che mi lanciai da un balcone.Poi la neve,quella la ricordo bene,che c'era tanta neve.Mi sono dovuta alzare sai e venire in camera tua a vedere se c'eri,perchè avevo ancora l'impressione di essere sola in mezzo a tutta quella neve e quando mi sono svegliata nonostante mi sono resa conto subito di essere in camera mia,l'impressione di scivolare e di solitudine ce l'avevo ancora addosso,così sono venuta a vedere se stavi nel tuo letto.

Mi disse qualcosa di poco importante sul gatto e così come era venta se ne andò dalla cucina.Continuai a rotolare la mia carne nella farina che mi sembrava essere diventata come neve e in un attimo un'immagine che era più una sensazione vaga.La sentivo da quando mi ero svegliata e mi concentravo da ore per capire che immagine fosse,che colori e odori avesse.Continuavo a girare quella carne e a concentrarmi,lo sforzo era fortissimo.L'unica parte viva del mio corpo in quel momento erano gli occhi e la fronte,il resto era come anestetizzato,la pelle,le braccia e le gambe le avevo come dimenticate,non le sentivo più.
Poi l'odore della sua camicia da notte,il caldo della mia coperta ed una luce fiochissima intorno la serranda della mia finestra mi fecero ricordare.Quella notte o mattina l'avevo sentita entrare e sedersi sul mio letto e "sei la sola cosa riuscita nella mia vita"detta quasi con una risatina ingenua.
Questo ricordai e anche la decisione che presi in quel dormi veglia di riaddormentarmi subito,immediatamente.

Ecco cosa era stato.Poi nient altro.Mi ero semplicemente alzata con il desiderio di ascoltare il mio "peace piece",concentrarmi e ricercarmi in quelle note.Nella calma e nella contraddizione e negli acuti e negli accompagnamenti di sottofondo.
Anche quando lasciò la cucina ed io continuai con carne e neve non ricordo di aver smesso di cercarmi,di combaciare con quel pezzo di pace che non riusciva mai a tranquillizzarmi.
La rividi fuori dalla finestra che dava da mangiare ai gatti,alzai il volume dello stereo,rimisi daccapo la canzone continuai a fissarla senza farmi vedere.In una perenne contraddizione era perfetta là fuori con questa musica che io solo sentivo in quel momento,credo infatti che fuori arrivasse un unico suono lungo e ovattato.

Lei era così,si adattava perfettamente,ci si adagiava e le rifletteva tutte quante.
Io continuai ad ascoltarla senza riuscire se non per brevi istanti a vedermi insieme a mia madre e a quelle note.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non riesco a non lasciare un messaggio per questo post ma non riesco neanche a trovare qualcosa che non sia una banalità (del tipo 'è il mio blog preferito!', 'sono una tua fan!') perchè sono rimasta senza parole. E forse e meglio così perchè tutte le parole di questo mondo rischierebbero di rovinarlo. Volevo solo dire che mi ha colpito, molto e nel profondo.

Aglaja ha detto...

per rica:
ma lo sai che riguardo il pezzo "dentro"e mia madre "fuori"gli hai trovato una sfumatura che lì per lì non avevo neanche in testa mentre scrivevo?che bello:)
come al solito,grazie.

per inoha:
il tuo commento è arrivato in una giornata di quelle "no",chiamiamole semplicemente così.senza volerlo hai avuto esattamente le parole giuste al momento giusto e soprattutto nessuna parola al mondo,negativa o positiva,può rovinarlo nè essere banale se è sentita.davvero.
grazie...ah già...chi sei?:)

aglaja

Anonimo ha detto...

Eh già chi sono? Sono un'amica di pausacaffeesigaretta.splinder.com e sono approdata sul tuo blog perchè lui ti ha linkato, ma non ho messo niente, perchè il mio commento era dedicato unicamente al tuo post, e non un modo per presentarmi o farmi pubblicità!