sabato, novembre 04, 2006

WALTZING MATILD

Una sera un mio caro amico al caffè mi spiegò il significato del titolo di una canzone che ascoltavo,non so perchè,specialmente le serate in cui faceva molto freddo.Si trattava di "waltzing matild" di Tom Waits.Dopo svariati bicchieri di vino,quando anche l'ultimo cliente aveva lasciato il locale,mi disse che era un'espressione usata per dire partire per cercare fortuna,fare "fagotto",metterselo in spalle e andare via.
Gli sorrisi di sincera gratitudine.

Mai visto il freddo arrivare così velocemente.Nessuna avvisaglia se non l'inconsistenza che il maglione aveva assunto quella mattina sulla mia pelle.In motorino mi sembrava di essere nuda e in pochissimo mi ricoprii di brividi.Com'era possibile?appena un'ora prima ero uscita come al solito in terrazza per dar da mangiare al gatto e lo stesso maglioncino di cotone bastava a tenermi al caldo.Poco dopo mi ritrovai a battere i denti mentre in un secondo decisi di fermarmi a comprare ad una bancarella lungo la strada almeno un copricollo.
Senza pensarci e molto velocemente indicai quello rosso,staccai l'etichetta e lo infilai.Rosso.Provai a ricordare quando avevo deciso che quel colore non poteva starmi bene,quando qualcuno o qualcosa mi aveva suggerito che con i miei capelli sarebbe stato "troppo".Non riuscii a ricordare,lo comprai e nello specchietto del motorino decretai un nuovo ingresso cromatico nella mia vita.

Il rosso,la città e la tramontana quel giorno s'intesero alla perfezione.Scivolai velocissima verso l'appuntamento in centro.Scivolai,quella fu la sensazione,sinuosa,leggera,giusta.Senza ritrarmi,senza incappare,inciampare in nulla che non fosse quell'istante e poi quello successivo e poi ancora quello seguente.Via così,per tutto il tragitto,sbirciando solo qualche volta se il mio rosso fosse proprio lì dove lo avevo lasciato appena un'occhiata prima.
Era lì e lo fu per tutta la giornata.

Arrivai all'appuntamento con un pò di ritardo.Ad ogni tratto di strada in cui sapevo abitare qualcuno che conoscevo ralletavo e per pochi secondi pensavo se fosse il caso di passare a lasciare giusto un saluto,un biglietto un cenno dal portone,così avevo accumulato senza accorgermene almeno trenta minuti di ritardo.Loro erano già seduti ad un tavolino fuori dal bar,ma vidi che non avevano ordinato niente.

Erano tre.I miei futuri coinquilini.Mi ripetei la parola "coinquilini"più e più volte finchè non mi venne anche da ridere e dovetti aspettare un pò prima di raggiungerli se non volevo trovarmi a dover giustificare quella risata con una bugia.Adorai tanto quella risata che non vollì sporcarla con qualcosa di artificiale.

Passò il momento e mi avvicinai.Strinsi un pò le spalle e non tirai fuori le mani gelate dalle tasche del cappotto.Pensai che presetarmi fosse inutile,d'altronde ci conoscevamo,così gli sorrisi e basta e mi sedetti.

La sera,tornata a casa,solo "waltzing matild"ed un messaggio che lessi un attimo prima di spegnere la luce sul comodino:"che bello,che bello,che bello!buonanotte".
Uno dei miei "coinquilini"aveva scelto di scrivermi queste parole.Ripetei ancora la parola "coinquilini"e riscoppiai a ridere e continuai a farlo senza doverlo giustificare a nessuno.
Tantomeno a me stessa.

2 commenti:

LeLait ha detto...

E allor buon viaggio 'waltzing matild'...

Aglaja ha detto...

Grazie ragazze...certo...riflettevo...i commenti stanno diventando tutti prettamente femminili...perchè?!sarà che parlo di sensazioni che difficilmente un ragazzo "coglie"?!:)
niente da fare,siamo ad un altro livello;)
non me ne vogliano i ragazzi oppure...si facciano avanti!

baci a tutte e due
aglaja