"imagine that i'm at your mercy,imagine that your are at mine.just pretend that i've been standing here,watching you,watching me all of this time,
imagine that you are the weather in the tiny snow globe of this song. and i'm a statue of liberty one inch long.so here i'm at my most hungry,and here i'm at my most full.and here i am waving red cape,locking eyes whit a bull"
Ani Difranco
questa volta si cambia disco.
questa volta ci ascoltiamo una cantautrice americana che allora aveva il potere di anestetizzarmi.Ani Difranco.
Imagine that...
Il primo temporale ce l'aveva fatta ad arrivare portando con sè la scia di odori capaci di farti tornare alla mente anche parentesi lontanissime oramai.
Che so,un gelato e l'espressione buffa del gelataio mentre te lo porgeva,il colore di un maglione a righe,una colazione fatta con mandarini e abbracci del mulino bianco,un gioco stupido che facevi con la tua compagna di banco,una carrellata indefinita di faccette buffe.
Cose di questo tipo.
Forte nostalgia,ma di fondo un senso di pienezza.
Allora erano più le sere che tornavo a casa con una testa vuota,l'idea che avevo tempo,ma che probabilmente amare,vivere con-passione la vita di qualcun altro era quasi incompresibile.
Tornare a casa senza avere nulla da dire,continuando a pensare ad una persona che ti guarda in quel modo,come mai ti ha guardata.
Come potevo tornare a casa senza nulla da dire?solamente con quello sguardo che continua a seguirti come rimproverandoti di?
Ero piena si,ma così tanto da sentirmi schiacciata sul divano dove automaticamente ogni sera sprofondavo tornata dal cafè-gnu.
Mia madre e mia sorella dormivano sempre ed io non sapevo dove mettermi.Dormivo da poco di nuovo nel mio divanoletto e non riuscivo a prendere sonno prima di molte ora,oramai lo sapevo.
Fu così che presi a restarmene immobile sul divanoletto(evitando accuratamente di aprirlo) scegliendo un disco,diverso ogni notte e ad ascoltarlo in ripetizione.
Quella notte...ti ho amato e allora?allora adesso?ogni tanto nel silenzio del mio salone cercavo di immaginare il suo viso e provavo a parlargli.
non funzionava quasi mai.
Quella mattina qualche ora al caffè era scivolata via,l'indomani sarei tornata.Tra l'altro avevo il primo turno.
La prima vera giornata prova.
Chi avrei trovato?Cristina?era abbastanza uguale,non cambiava poi molto in fondo chi avrei trovato.
Altrimenti si muore.
Meglio questo strato di cemento sulla pelle piuttosto che.
Casa tra l'altro mi sembrava sempre più stretta le notti che tornavo.
Preferivo accendere una sola lampada in modo da non vedere il giallo che avanzava sulle pareti e che mia madre non si decideva ad eliminare con una bella mano di pittura fresca e bianca.
Mi misi a letto alla fine e la prima immagine che sognai fu la minestra di patate e pomodori che Cristina quel giorno mi aveva preparato per pranzo.
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2 commenti:
sempre molto interessante
ti ringrazio...
aglaja1
Ps:avanti pure con le critiche impietose._.
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