domenica, settembre 24, 2006

UNA GIORNATA SENZA PRETESE(una sorta di fine)

"Nel quale,a volte,quello che si ha nel cuore è più chiaro di ciò che si dice con la lingua"
J.C.Izzo

Arrivata a casa,quella sera crollai sul divano.
Sentii solo mia madre che zittiva mia sorella e la consistenza della coperta che mi mise addosso.
Pur essendo un gesto dolce,ebbi voglia di dirle che preferivo il freddo a QUELLA coperta.Per tante ragioni che non seppi elencare nemmeno a me stessa.

Dormii profondamente e quando mi svegliai era buio.Cercai di capire di che buio si trattasse.In salone c'era una sola lampada accesa,la luce era fioca e giallognola ed un senso di malinconia mi colse alla gola in modo inaspettato e rapidissimo.
Non riuscivo a respirare bene.Strinsi la coperta e provai a richiudere gli occhi.Mia madre però stava preparando la cena,come al solito,in modo estremamente rumoroso.
Tutto intorno era freddo ed estraneo.

Poi ricordai il sogno.Ricordai una maglietta di colore blu elettrico che avevo indossato insieme a delle scarpe nuove.Ricordai la sensazione di assoluta familiarità con i nuovi indumenti,il pensiero che feci:"ecco,sono loro i miei panni".
Mi alzai dal divano ancora stranita.Mi lavai la faccia,sbirciai i libri in corridoio e mia sorella che ascoltava la radio in camera.Spostai lo sguardo e mi intravidi.
Nello specchio all'ingresso.Ero lontana quindi riuscivo a vedere solamente la mia sagoma.
Ma ero indiscutibilmente IO.Continuai ad osservarmi.Era strano.Come quando riptevo il mio nome da piccola,che solitamente si da per scontato,poi un giorno te lo ripeti tante volte di seguito e ti sembra strano.Ma assolutamente tuo.Non sapresti immaginarti con un altro.

Ripensai alla mia giornata,e tanti punti si univano in modo meravigliosamente naturale.
Non tenni più.Decisi in un attimo di provare a non tenere,a non sforzarmi più.
Provai a lasciare,sapevo che non sarei caduta,ma lasciai comunque.
Misi i piedi in terra e aspettai di vedere che effetto faceva.

Si fugge per debolezza,per volontà,per destino,da se stessi.
Per ritrovarsi.

Andai in cucina,mia madre stava lavando i piatti.Fumava.Come facesse non l'ho mai capito.
Mi guardò.
"Amore!"come non mi vedesse da giorni.
Le sorrisi.Senza sentir crescere nessuna ansia mentre lo facevo stavolta.
Semplicemente,sorridendole.
Pensai,con assoluta certezza,che la mattina,dopo colazione,sarei andata a comprare il giornale degli affitti.

sabato, settembre 23, 2006

UNA GIORNATA SENZA PRETESE(2parte)

"and imagine you're a girl just trying to finally come clean knowing full well they'd prefer you were dirty and smiling. And i'am sorry i'am not a maiden fair,and i'am not a kitten stuck up a tree somewhere"

A.Difranco


Finii di togliere i bicchieri rimasti sui tavoli.Le utlime persone erano uscite dal caffè,abbastanza velocemente,con i visi che lasciavano intravedere abbastanza chiaramente quanta poca voglia avessero di tornare nei loro uffici.
La bionda ed il marito si erano seduti al primo tavolino per fare la chiusura giornaliera,io cominciai a ritirare i tavolini e le sedie da fuori.

Verso le 3del pomeriggio,l'ora in cui chiudevamo,non passava quasi nessuno per la strada.L'enoteca aveva già chiuso,così come l'alimentari e il giornalaio.
Rimaneva solo qualche donna,vestita di bianco e beige,che rientrava con calma :poggiava per un minuto la bicicletta al muro,estraeva le chiavi ed apriva i l cancello che dava su piccoli cortili interni.

I palazzi erano imponenti,ma l'architettura non mi dispiaceva affatto.La piazza vicino il locale non aveva niente di particolare a parte questi vecchi edifici e svariati alberi.Però sapeva di notti d'estate e persone che a fine giornata si tolgono la cravatta e si fermano un attimo a respirare prima di tornare per cena.
C.forse avrebbe trovato casa lì vicino,proprio davanti il caffè.Anche lei come me tentava di andare via.
Ne eravamo entrambe certe,ma non abbastanza forse da smettere di fare conti su conti e vedere se ce l'avremmo,economicamente,fatta.

Rientrai con i tavolini,mi tolsi la parannanza nel piccolo spogliatoio,mi riguardai un attimo veloce allo specchio,ma dovevo andare.Neanche questa volta riuscii a fermarmi un attimo.

"Cri niente caffè e sigaretta oggi..."
"Ma come sarah?e che fai mi lasci così?dov'è che devi andare eh?!" Cristina diceva sempre queste frasi senza nascondere nessun sorrido o malizia.
"Ma guarda che sei...niente di quello che immagini,vado a consegnare i documenti per la borsa di studio"
"Se se...la borsa di studio..." e scoppiò a ridere.
"Vabbè cri" le dissi afferrando la borsa e uscendo dalla cucina"tanto il tempo che utilizzerei a convincerti sarebe sprecato.Ciaooo...a domani"le sorrisi e me ne andai.
Uscendo incrociai lo sguardo dei due proprietari,che tutti quei giorni erano rimasti abbastanza sulle loro.

Ecco.Una volta fuori respirai forte e mi accorsi che c'era una temperatura completamente diversa.E mi accorsi che c'era molto silenzio.
Al caffè solitamente si lavorava tanto,ma solamente tra le13 e le14e30:era quella l'ora in cui arrivavano tutti gli impiegati dagli uffici che volevano mangiare in quindici minuti circa.
Le prime due ora scorrevano rilassate,anche perchè eravamo sempre solamente io e cri.Sistemavo la sala,olio-sale,il pane da tagliare,i tavolini fuori,l'apparecchiatura con le tovagliette all'americana e poi avevo tutto il tempo di chiacchierare e bere cappuccini e caffè.
Poi arrivavano i proprietari,cri si murava in cucina e allora il tempo si comprimeva,cominciavo ad accellerare sempre di più,il disco che avevo messo cominciava ad essere coperto dalle voci sempre più numerose.
Durante quella parentesi di tempo i gesti erano rapidi ed automatici,non c'era il tempo per soffermare lo sguardo più di pochi istanti sulle persone che mangiavano ed in generale il contatto su tutto quello che avevo attorno era pari a zero.
Poi quando,piano piano,tutto si svuotava,risentivo la consistenza delle tazzine tra le mie mani,riascoltavo il disco che non si era mai interrotto,notavo quando stesse bene al caffè il verde delle nicchie ed il muretto tutto intorno le pareti.

Ero fuori comunque.Sistemai i soldi in borsa,pochi a dir la verità e con il motorino mi diressi verso il caf per i documenti.

Non mi ero accorta fosse così tardi,dove mi ero soffermata per aver perso tanto tempo?Entrai veloce e tentai di dimenticare che questo ufficio fosse proprio sotto casa di lui.
Scesi tre scalini e mi ritrovai un ragazzo alla scrivania che parlava al telefono.Mi fece l'occhiolino come se ci conoscessimo da tempo.Continuava a parlare tranquillamente,senza farsi alcun problema.Mi guardai intorno e vidi alle pareti manifesti politici,sinistroidi.Dovevano avere qualche anno;per il resto c'era forte odore di sigaretta e diverse porte dipinte di rosso.Tutte chiuse.
Ci mise qualche minuto ad attaccare ed occuparsi di me.Intanto mi guardavo intorno e mi accorsi che quella non era la sede del caf.Ero entrata nella porta sbagliata.Questa era la sezione giovani dei DS.
Vattene no?che diavolo aspetti?gli fai un cenno e te ne vai...capace che altrimenti chiude davvero il caf ed allora addio borsa di studio senza neanche provarci.insomma?perchè diavolo non ti alzi da questa sedia?che figura fai tanto?ecco sta finendo di parlare,invece di stare poi lì a raccontare che...

Troppo tardi.Il ragazzo mi guardava interrogativo,ma sorridente.Divertito?Non sono brava a nascondere i miei pensieri.O meglio,alle volte sono più chiari a chi mi osserva da fuori che a me stessa.Ma perchè alle volte non si fa la cosa più semplice che si possa fare?E cioè quello che si desidera fare?
Potevo prendere ed andare via,invece mi sentivo inchiodata a quella sedia e per di più a disagio.Ne provavo migliaia di sensazioni così ed ogni volta mi tornava in mente la stessa frase "l'insicurezza toglie qualsiasi sensualità ad una donna".Non che ci credessi davvero.Me lo dicevo per punirmi un pò.
Continuava a guardarmi così cominciai a dirgli dell'equivoco.Sperai di salvarmi da una conversazione inutile commentando una bella fotografia di un tanguero appesa dietro di lui.
Mossa sbagliata.(O giusta?) Si alzò in piedi,mi venne vicino e cominciò ad improvvisare alcuni passi.Mi ivnitò a ballare.Sentii una sorta di tachicardia crescere.
Perchè sei sempre così rigida?perchè non riesci ad essere "fisica"con le persone?me lo diceva sempre anche "lui",che respingevo gli abbracci.
Senza pensarci e per sottrarmi all'invito,gli dissi che cercavo da mesi una scuola di tango e nel giro di pochi minuti mi ritrovai al motorino sistemandomi il casco con in mano il suo numero di telefono.Insegnava tango in sezione.Mi avrebbe chiamato appena fossero iniziati i corsi.

Accesi il motorino e mi venne da ridere.
Cominciai a dirigermi verso casa.Avevo voglia di cenare qualcosa di veloce e poi vedere C. per il nostro giro notturno.
Volevo stare poco,il minimo a casa,fare un pieno di libri da portare a C.per leggerne,come al solito dei pezzi.
Tornando passai davanti il mio vecchio liceo,un bar che frequentavo sempre,case di amici che non vedevo da tempo,il primo locale dove lavorai,la casa vecchia di lui,il bar delle cioccolate,il pub delle riunioni del primo giornale della scuola e dei primi concerti.
Poi cominciai a vedere i pini e la campagna,ancora una curva e sarei arrivata nella vera borgata.Casa.

Pensai agli ultimi sette-otto anni della mia vita e li sentii pieni.
Sentii anche che avrei potuto lasciare tutto questo ora,senza pensarci un istante di più.





venerdì, settembre 22, 2006

UNA GIORNATA SENZA PRETESE(1parte)

Ci sono giorni in cui si torna indietro.
Giorni in cui ci si perde.Mi ero persa.Così,all'improvviso.
Succede alle volte.Ci si aggrappa con le unghie al passato,si compie uno sforzo disumano per reggere e tenere su qualcosa...stai con i piedi sollevati per aria e lotti con quanta energia hai in corpo.

Poi succede che cominci a perdere consistenza.Non ti metti una maglietta al mattino con la stessa concentrazione,non scegli il disco da ascoltare al tuo ritorno dal lavoro con lo stesso desiderio,non osservi le persone accanto a te con la stessa spasmodica curiosità di sempre.
Semplicemente scivoli tra un'ora e l'altra,tra il lavoro e il letto,tra un sorriso ed un discorso.
Anche il tono di voce sembra cambiare,e la convinzione con cui pensavi a tante piccole cose della tua vita diminuisce in modo incredibilmente rapido.

Poi succede che qualcosa di non voluto,di non atteso ti consigli di mettere giù quei dannati piedi.
E allora,non senza un attimo di resistenza,lo fai.Segui il consiglio.Metti giù i piedi e,semplicemente,smetti di tenere su,di reggere e senti le energie rifocalizzarsi su ciò che hai vicino.Molto vicino.Che,chissà come,non vedevi più.

Una giornata così,iniziata senza pretese.
Erano giorni di sensazione di perdita,di mancanza,di nostalgia vaga.
Quando succede così,passo in rassegna ogni singola situazione o persona del mia vita.Giusto per vedere se a qualcuno spetta il merito di questo stato d'animo.Ma non si arriva mai a niente.
Guardi intorno e quello che vedi è tutto come sempre.
Come quella mattina.Al caffè ad esempio non era mutato nulla,cristina mi accolse come al solito,C. mi aspettava dopo il lavoro per il giro pomeridiano in centro,a casa avevo tutti i miei dischi e libri che ogni sera mi davano la sensazione indistinta di possibilità aperte se solo io avessi voluto per la mia vita.
Tutto normale.E allora?allora cosa?
Chi o cosa mi mancava?sentivo di aver perso...di non esserci.

Stavo accendendo la macchina del caffè e sistemando i menù sui tavolini quando C.inaspettatamente entra al caffè.Seguita da un ragazzo.
"ehi!"
"ciao..ma come mai qui?niente lavoro?"
"niente lavoro oggi!senti..siamo tutti precari?non ci pagano uno straccio di malattia che se ci piglia una banale febbre è un casino?ci danno due lire e per giunta non riconoscendo la fatica de sto lavoro?bè...sai che mi sono detta stamattina?me la prendo...c'è il sole,due soldi ce l'avevo...giornata per me!e poi è passato a trovarmi lui,vi conoscete?Luca..."
"ciao piacere...bè dai sedetevi vi faccio un caffè"

Sentii una spinta irrefrenabile di affetto per C. Mi sentii anche in colpa.Come facevo a non accorgermi ogni giorno di quanto fosse bella?era bella quel giorno.più del solito.
Lo era anche lui,notai mentre facevo i caffè.Era sudamericano,aveva un viso elegantissimo.
Incrociammo lo sguardo almeno tre volte,per il resto,mentre facevamo colazione,chiacchierammo di semplici cose.Non ci conoscevamo così ci regalammo a vicenda un piccolo veloce spaccato delle nostre vite.Mi sembrava di metterci una cura estrema nel farlo.
Proseguirono verso la loro giornata,non prima di aver detto che dovevamo andare a trovarlo nel locale dove lui suonava.Presto.Dissi si,ed era semplicemente quello che volevo e quello che avrei fatto in seguito.

Chiusa la porta sorrisi e mi diressi verso i primi due clienti.
"solita caprese e coca?"
"ah ma allora cominciamo a conoscerli questi clienti?!"mi disse l'architetto che veniva sempre con una bellissima donna,la sua socia.
"bè,si..siete i primi.posso coccolarvi oggi"risi,senza sapere neanche perchè mi fosse uscita una frase del genere.
"posso dirle una cosa?si imbarazza?lei è veramente molto bella".

Ringraziai,portai le comande a cristina e mi guardai di sfuggita allo specchio.
Mi soffermai un attimo sui miei occhi,ma nel riflesso vidi la solita folla di persona aggingersi ad entrare.Così mi voltai e rimandai tutto a più tardi.

mercoledì, settembre 20, 2006

HONRAR LA VIDA

"Porque no es lo mismo que vivir,honrar la vida"
M.Sosa
"Bisogna accontentarsi del passato ed essere intransigenti col futuro"
L.Nico

La mattina,la prima cosa che feci arrivata al caffè fu mettere un disco di Mercedes Sosa.
La seconda preparare il cappuccino a Cristina che non sapeva usare la macchina del caffè.
Avevamo preso in una sola settimana già due piccole abitudini:preparare due cappuccini con molta schiuma da bere sui tavolini fuori,prima che la gente prendesse d'assalto il locale;berci due caffè decaffeinati a fine giornata fumando una sigaretta insieme.
In quei momenti era sempre lei che mi raccontava del suo bambino,di suo marito e della gente ignorante che ogni mattina incontrava sul treno.
Se era di cattivo umore invece se la prendeva con il panettiere, che arrivava troppo presto,col tipo che portava la bufala,sempre tardi,con i proprietari,che erano incapaci di gestire un locale come quello.

Quella mattina però arrivai,misi il disco,preparai i cappuccini e mi sedetti fuori.
Arrivò dopo pochi minuti e stette in silenzio per un pò.
Io cominciavo a svegliarmi in quel momento.Il tragitto in motorino e lo scambio solito con il giornalaio mi sembrava di averli vissuti distrattamente.Mi concentrai solo quando cristina mi chiese:
"ma sarah ma tu mi nascondi qualche cosa?"rise,come al solito.

"in che senso?cioè a cosa ti riferisci?"le risposi,non senza curiosità.
"chi è quel ragazetto che ti è venuto a prendere questi ultimi due giorni?"
"ah ecco"sorrisi" stai parlando di I.immagino"
"voglio sapere tuto tuto".
"da dove comincio cri?da dove posso cominciare?è un amico si?diciamo un amico...anzi è assolutamente un amico.Se possiamo non considerare i baci e gli abbracci,voglio dire...non so se riuscirai a capirmi,ma...ci provo...è come se fosse l'idea di una storia.Non mi capisci vero?non è niente di reale,neanche il contatto fisico è reale.Io mi sveglio ogni mattina e penso a questa persona.Ma non è reale.Penso al gelato che prenderò dopo lavoro con quella persona,alla passeggiata al parco,penso anche alla notte,se la passerà da me o se ci saluteremo all'alba.Poi vedo questa persona ed ho tutte le immagini che ti dicevo nella mente ed è lì che comincio ad avere mal di pancia..no,non ridere.Non "quel"maldipancia.é una sorta di malessere che parte dalla pancia e muore in gola,in quel momento mi batte il cuore,ma so che mi succede solo perchè sto cercando disperatamente di non "vedere"chi ho davanti. E questa sensazione mi resta sulla pelle per tutta la durata delle ore che trascorriamo insieme.
é solo l'idea che potrebbe essere e invece...non è niente,non è niente di quello che io immagino di notte.Lo so,lo penso sempre,svegliandomi che potrebbe non coincidere,ma ogni volta ricomincio.Ricomincio con l'idea di una storia e allora...mi stai capendo?è tutto sottocutaneo,non so come dire:sai quando senti un'emozione forte nascere e la senti così dentro,così radicata...ecco,l'emozione che provo con lui è appena sotto la pelle,nè dentro,nè fuori.Resta imprigionata lì,quest'idea.Appena sotto la pelle.Ma credo mi serva,sai?potrebbe essere qualcosa di nuovo,insomma non tutte le storie nascono immediatamente sicure,non con tutti senti che quella,quella persona farà parte della tua vita per molto tempo,non con tutti hai la certezza che...questa potrebbe essere diversa,potrebbe rivelarsi piano piano,in fondo sento troppo ingombrante la figura di lui,lui l'altro cristina sto dicendo...lui che non avevo dubbi quando lo incontrai che...allora lo seppi subito.Contro ogni pensiero,contro ogni idea..sai questo fu bello con lui (sempre l'altro lui,si cri)che non ebbi il tempo di pensare nulla.Mi muovevo fluida e a mio agio,ogni mio desiderio,ogni mia spinta corrispondeva alla realtà che andava creandosi attorno a noi.Vollì solo bere tante cioccolate calde insieme.Tutto qui.Lo amai profondamente e subito.Non ridere...perchè non sono romantica,io...avvenne così cri.
Ora non so,I.è un'altra cosa,è meno...è meno però potrebbe...potrei provare e magari scoprire che sto bene,un'altra serenità forse...io.non lo so.non posso saperlo.Bisogna accontentarsi del passato ed essere intransigenti col futuro".


"Che disco è?"mi chiese spegnendo la sua sigaretta sottile e pulendosi le mani dallo zucchero.
"Una cantante meravigliosa,Mercedes Sosa"
"Come si chiama la canzone?"
"Honrar la vida"
"Che dice?"
"Ora?no es lo mismo que vivir,honrar la vida"traducendolo poi in italiano.
"Ah ecco.bè..."
"..."
"Sono molto di accordo con questa cosa qui che dice la cantante sai sarah?"

Ero d'accordo anche io.
Semplicemente.Imbarazzante quanto fosse semplice e quanto fossi d'accordo.Ero felice di "sentire" finalmente qualcosa.Mi sentivo profondamente sicura di qualcosa e avrei saputo spiegarlo a chiunque.Senza storcere la bocca.

Prima di seguire Cri dentro e continuare con le solite mansioni,presi il cellulare e telefonai a I.
Bisogna accontantarsi del passato ed essere intransigenti sul futuro.
Aveva pienamente ragione.Per questo gli dissi che non ci saremmo più visti.
Poi continuai a sistemare i tavoli dentro.Tra poco sarebbero arrivati i primi clienti.

lunedì, settembre 18, 2006

UNA MATTINA,TRA LE TANTE MATTINE...

"Se tu sarai capace di stare senza attesa,vedrai cose che gli altri non vedono,quello a cui tieni,quello che ti capiterà,non verrà con un'attesa"
E.De Luca

Credo che ci siano mattine,in cui ancora prima di aprire gli occhi decidi quale sorte avrà la tua giornata.
Lo decidi tu,e gli eventi esterni saranno solo un pretesto per avvalorare la tua tesi.
Credo ci sia,ogni mattina,un attimo di sospensione in cui,ancora accucciati nel proprio letto,con un residuo di immagini notturne nella mente,decidiamo se quella sarà una bella o brutta giornata.
Un attimo di sospensione in cui scegliamo se imprigionarci o liberarci per tutto il resto del giorno.

Quella notte avevo sognato new-york e della cioccolata.
Non ricordavo con chi fossi,o perchè stessi a new-york.Nè perchè stessi mangiando della cioccolata.Intuitivamente pensai che fosse stato un bel sogno.Dovevo solo decidere se stare con quella sensazione o cercare di capire che legami quel sogno potesse avere con la mia realtà e quindi,con tutta probabilità,perdere quella sorta d' indefinito benessere che mi aveva lasciato l'immagine.

Suonò la sveglia a lungo ed io tentai di non aprire gli occhi.
Sapevo che sarebbe stato più difficile tenere con me,in me quell'emozione buona se il mio sguardo fosse inciampato in un libro,un cd,un bicchiere vuoto un posacenere zeppo,in qualsiasi cosa avesse potuto ricordarmi altro,rimandarmi ad attimi non felici.
Sarebbe stato difficile guardare tutto quello che mi circondava come semplici "cose",alzarmi,vestirmi,uscire e andare al caffè proteggendo la mia immagine notturna.
Così continuavo a stare con gli occhi chiusi e ferma nel mio divanoletto il più possibile.
Era dura,durissima.Avevo paura che svanisse,avevo paura di me;me che probabilmente non sarei riuscita a difenderla con le unghie quella sensazione.
Mi sembrava di tenere una vela contro un vento fortissimo,conscia del fatto che un minimo movimento avrebbe cambiato la mia direzione.

Suonò la sveglia ancora una volta.
Partì anche la radio che annunciava che la giornata in città sarebbe stata calda,nessuna ombra della pioggia del giorno precedente.
Occhi ancora chiusi.
nessun rumore,potevo restare così ancora qualche minuto...
Lo speaker poi annunciò una canzone.
"Bridge over trouble water" di Simon&garfunkel.
era la mia occasione.L'occasione per legare al mio bel sogno notturno,immagini coscienti legate a quella canzone che avrebbero imprigionato la mia giornata.

Mi alzai di scatto.filai in bagno ed aprii il getto dell'acqua fredda.
Corsi in cucina,misi il caffè sui fornelli.
Scelsi una maglia verde,diedi da mangiare ai gatti.
La canzone ancora suonava,ma era agli sgoccioli.Se ricordavo bene ancora una strofa e sarebbe finita.
Bevvì il caffè,mi guardai di sfuggita allo specchio,legai i capelli in alto.

Feci fatica a non socchiudere gli occhi quando uscii di casa.
Presi il motorino.
Ero contenta di dirigermi al caffè.



venerdì, settembre 15, 2006

Minestra di patate (ovvero con un sorriso)

Questa è la ricetta per la minestra che Cristina mi ha preparato il primo giorno che entrai al cafè-gnu e che mangiai seduta sui tavolini di legno fuori con lei che mi osservava.
Cristina è davvero raro che non sorrida.
(mise anche il disco di billie,anche se lo pescò a caso tra i tanti)

"ma davero davero ti piace sarah?"mi chiese
"sarah?si comunque...è la prima cosa che riesce a piacermi della giornata"dissi accennando un sorriso incerto.
Storco sempre un pò la bocca quando sono imbarazzata.
"sai,non riesco a pronunciare il tuo nome,è strano eh!va bene se ti chiamo sarah?"

Mi misi a ridere elei lo prese come un tacito assenso.
Per i primi mesi mi chiamò sempre così.

Non serve molto:basta una qualsiasi pasta da minestra, delle patate,un pò di brodo vegetale e la salsa di pomodoro.

Fate soffriggere un pochino di cipolla nell'olio ed aggiungete poi le patate;ah dimenticavo anche un pò di sedano.
Versate brodo e salsa di pomodoro e cuocete per 20 minuti.

Intanto fate bollire l'acqua per la pasta che avete scelto.
Se vi piace il formaggio preparate del pane in cassetta con il formaggio che preferite e bruscatelo al forno.
Poi fatelo a pezzettini.

Alla fine unite salsa,pasta e crostini.
A crudo un pochino di aceto balsamico.

Quella mattina mi rimise al mondo.
Sentii sapore di paese,nonna e sole invernale.
Creò un pò di calore nello stomaco e sentii sciogliermi la gola;
ma non seppi capire se fosse merito della minestra.
Probabilmente senza qualcuno che ti guarda sorridendo mentre mangi non ha lo stesso effetto.

Questa volta...(ovvero una spiegazione)

"imagine that i'm at your mercy,imagine that your are at mine.just pretend that i've been standing here,watching you,watching me all of this time,
imagine that you are the weather in the tiny snow globe of this song. and i'm a statue of liberty one inch long.so here i'm at my most hungry,and here i'm at my most full.and here i am waving red cape,locking eyes whit a bull"
Ani Difranco


questa volta si cambia disco.
questa volta ci ascoltiamo una cantautrice americana che allora aveva il potere di anestetizzarmi.Ani Difranco.

Imagine that...

Il primo temporale ce l'aveva fatta ad arrivare portando con sè la scia di odori capaci di farti tornare alla mente anche parentesi lontanissime oramai.
Che so,un gelato e l'espressione buffa del gelataio mentre te lo porgeva,il colore di un maglione a righe,una colazione fatta con mandarini e abbracci del mulino bianco,un gioco stupido che facevi con la tua compagna di banco,una carrellata indefinita di faccette buffe.
Cose di questo tipo.

Forte nostalgia,ma di fondo un senso di pienezza.
Allora erano più le sere che tornavo a casa con una testa vuota,l'idea che avevo tempo,ma che probabilmente amare,vivere con-passione la vita di qualcun altro era quasi incompresibile.
Tornare a casa senza avere nulla da dire,continuando a pensare ad una persona che ti guarda in quel modo,come mai ti ha guardata.
Come potevo tornare a casa senza nulla da dire?solamente con quello sguardo che continua a seguirti come rimproverandoti di?

Ero piena si,ma così tanto da sentirmi schiacciata sul divano dove automaticamente ogni sera sprofondavo tornata dal cafè-gnu.
Mia madre e mia sorella dormivano sempre ed io non sapevo dove mettermi.Dormivo da poco di nuovo nel mio divanoletto e non riuscivo a prendere sonno prima di molte ora,oramai lo sapevo.

Fu così che presi a restarmene immobile sul divanoletto(evitando accuratamente di aprirlo) scegliendo un disco,diverso ogni notte e ad ascoltarlo in ripetizione.

Quella notte...ti ho amato e allora?allora adesso?ogni tanto nel silenzio del mio salone cercavo di immaginare il suo viso e provavo a parlargli.
non funzionava quasi mai.

Quella mattina qualche ora al caffè era scivolata via,l'indomani sarei tornata.Tra l'altro avevo il primo turno.
La prima vera giornata prova.
Chi avrei trovato?Cristina?era abbastanza uguale,non cambiava poi molto in fondo chi avrei trovato.

Altrimenti si muore.
Meglio questo strato di cemento sulla pelle piuttosto che.
Casa tra l'altro mi sembrava sempre più stretta le notti che tornavo.
Preferivo accendere una sola lampada in modo da non vedere il giallo che avanzava sulle pareti e che mia madre non si decideva ad eliminare con una bella mano di pittura fresca e bianca.

Mi misi a letto alla fine e la prima immagine che sognai fu la minestra di patate e pomodori che Cristina quel giorno mi aveva preparato per pranzo.



giovedì, settembre 14, 2006

UNA SBIRCIATA AL CAFÈ-GNU

"Un'attimo di gioia ancora,uno strappato alla vita che impaziente lo aspettava fuori al varco. Per riprenderselo di nuovo. Con le sue domande,i suoi dubbi.Le sue leggi e le sue norme. Perchè non si può far aspettare la vita. C'è sempre una porta da aprire o da chiudere"
J.C.Izzo


La prima cosa che vidi fu il verde.Poi i cucchiai.
Che non erano in un semplice portaposate, bensì incastonati nel piccolo bancone quadrato di legno scuro situato esattamente davanti la porta d'ingresso.
Ero ancora sui tre scalini dell'ingresso,accanto a C,la mia amicizia più vecchia quando la terza cosa che vidi furono loro.
Una ragazza bionda di età indefinibile,tra i venti ed i trenta pensai,ed un uomo più alto di lei con gli occhi chiari ed i capelli ricci e scuri.
Lei sorrise senza alzare neanche gli occhi dalla cassa.Lui venne incontro a C.che lavorava lì da loro da qualche mese.
Mi sembrava molto,molto alto. Rigidamente si presentò in qualità di marito della proprietaria.

Solo dopo qualche minuto mi resi conto che il piccolo locale era strapieno di gente,gente seduta,gente in piedi davanti la cassa,gente che ci passava alle spalle urtandoci.
Era l'ora di pranzo e dovevo cominciare a lavorare subito.
Per lo più impiegati,giovani,quasi tutti in giacca e cravatta,le donne in completo.
Dai gesti rapidi e sicuri si intuiva come ognuno di loro si sentisse parte della clientela abituè: il modo agile di saltare i primi tre gradini all'ingresso,l'aria falsamente casuale che assumevano mentre sceglievano il tavolo(sempre il solito scoprii in seguito),lo sguardo di intesa e complicità che lanciavano ai proprietari quando erano pronti per ordinare (atteggiamento accentuato quando venivano in compagnia di amici e/o parenti che non conoscevano il locale)
Le classiche persone che hanno giusto qualche anno più di te,ma che ti fissano come a volerti dire "tanto bella non scappi,finirai anche tu così".
Per intenderci,la folla che troveresti nei drugstore alle20e30 di sera,inenti a comprare surgelati,birra e-prestopresto-che la videoteca chiude.
Innocui.

Mi perdevo in queste ipotesi, su spaccati di vita lontani mille momenti da me,quando mi accorsi di una persona che non ero riuscita ancora a focalizzare.
Era una donna robusta,molto chiara in viso e piena di lentiggini.Fu l'unica che si presentò sorridendomi e guardandomi in faccia.

"non è italiana?"mormorai a C.
"no,lei è,Cristina è rumena,mi sembra..si si rumena"mi spiegò C.che si era intrufolata nel frattempo in cucina attraverso un archetto senza porta accanto al bancone.
"pensavo fossi un maschio"
"cosa?"
"quando ho leto il nome sul calendario dei turni pensavo fosi un ragazzetto!" cristina mi disse così e poi scoppiò in una risata davvero deliziosa.
Sorrisi anche io,ed anche C.che intanto parlava con la bionda ed il marito che ogni tanto mi scrutavano senza però muovere un passo in mia direzione.

Il locale poteva essere tranquillamente un posto del sud america,Argentina, pensai quel giorno.
Anche se io in Argentina non c'ero mai stata e non avevo idea di che tipo di locali potessero esserci lì.Forse era per il tango.C'era un cd di tango anche se le voci fortissime dei clienti permettevano solo di ascoltarlo ad intervalli irregolari.
Per il resto era piacevole:una piccola elle,con tavolini in legno da due posti,alcuni quadri di dubbio gusto, ma molto colorati,le pareti verdi e un muretto sul modello loft-statunitense che perimetrava tutto il locale.Tre finestre grandi con davanti candele,lampade e giornali gratuiti che descrivevano la vita del quartiere,uno dei più altolocati della città.

"Devo andare via,devo andare in trattoria a lavorare stasera,chiamami dopo,mi dici come è andata"e già C. era schizzata via dal cafè-gnu.
Loro erano ancora lì dietro al bancone e stavolta mi osservavano abbastanza esplicitamente.
Neanche il tempo di riflettere se fosse semplice maleducazione o comportamentò da cui essere messe in soggezione,che una voce mi scosse.Proveniva dalla porta della cucina.
"Vieni,vieni che adesso arriva tuta la gente e ti renderai conto che casino qui sempre!"

Cristina mi legò la parannanza nera intorno la vita e mi trascinò in cucina chiedendomi che cosa volessi per pranzo.

martedì, settembre 12, 2006

PERCHÈ ALTRIMENTI SI MUORE


1)I'M A FOOL TO WANT YOU (ovvero un preludio)

"lady in satin"è disco di billie holiday,il mio preferito in assoluto.
Quando entrai la prima volta al cafè-gnu c'era questa canzone.

i'm a fool to want you.

anche io ero reduce da una fine.
questo disco allora lo avevo sotto la pelle.
il giorno che cominciai a lavorare al caffè-gnu ero convinta che ogni storia andasse dimenticata.

2)PERCHÈ ALTRIMENTI SI MUORE (ovvero una sorta d'inizio)

prima ci disperdemmo tra la folla,voltandoci le spalle e cominciando da quel momento ad essere due perfetti sconosciuti.

Poi la sensazione che annullare qualsiasi cosa fossimo stati insieme negli ultimi anni fosse l'unica soluzione possibile per poter vivere.
Perchè altrimenti si muore.
O dimentichi la tua storia,o altrimenti si muore.
Come potrebbe la gente crescendo accumulare storie su storie senza impazzire,senza non morire?no,non si poteva.

era naturale,era nell'ordine delle cose.
Questo pensavo.O meglio lui, che allora era parte di me, pensava.
Ed io,per non perdere qualcosa che giudicavo fondamentale come una gamba,un braccio,un occhio mi convinsi che era anche un mio pensiero:anche io seguii l'idea che in fondo ora potevamo essere semplicemente due persone che si trovano gradevoli a vicenda e che ogni tanto potevano conversare del tempo o di qualcosa di veramente poco importante.

Perchè altrimenti si muore.O si dimentica,o così o...altrimenti si muore.
Questo pensavo la mattina che cominciai a lavorare.

Finchè non aspettai una lunga mezz'ora il tram 19 e mi presentai lì al cafè-gnu dove nessuno mi aveva mai vista e dove ero io, io sola.
Cercavo lavoro per poter avere finalmente una casa tutta mia.
Questo sapevo oltre al fatto che si dovesse lottare affinchè nessuna storia ti restasse sulla pelle.

Così cercai di neutralizzare il mal di testa fortissimo,unico ricordo fisico della conversazione con lui,aprii la porta del caffè ed entrai.


PROVARE...


"Perchè i baristi sono abituati ad ascoltare certe cose senza batter ciglio" S.Benni

Perchè.
E' la prima parola che mi è venuta in mente una volta seduta davanti questa prima e nuova pagina bianca.
Domani avrò 24 anni e continuerò ad accumulare storie che ho deciso di raccontare.
Ho deciso di portare con me libri prima di tutto.Qualche cd.I miei vecchi quaderni cartacei.Molta onestà.La carrellata di personaggi che vivono intorno il mio bancone dove ogni sera guadagno abbastanza soldi per avere la stanza da cui ora sto scrivendo.

Senza i miei personaggi,veri o inventati che siano,probabilmente il mio sarebbe stato un lavoro come tanti che a fine giornata ti lascia solo una gran voglia di dormire e sognare qualcosa che illumini il senso della serata appena trascorsa.

Grazie ai miei personaggi il mio lavoro ogni notte mi lascia solo una gran voglia di scrivere.
Nessun vuoto,nessuna assenza nessuna ansia.
Probabilmente è per la spaventosa simpatia e "placida felicità" (F.S.Fitzgerald) che ogni storia che si scontra al mio bancone provoca in me che ho deciso di raccontare.

E poi il mio oroscopo diceva:
"le persone raramente hanno successo se non si divertono a fare quello che fanno.Questo sostiene lo scrittore Carnegie.Dovresti tenere a mente questa massima per tutto il resto del 2006.é ora di diventare quasi spietato nel tuo proposito di lavorare divertendoti.Forse dovresti addirittura liberarti da qualsiasi impegno in cui il dovere supera il piacere.la tua spinta a compiere buone azioni e a renderti utile verrà meno se non ami quello che fai".

Un libro ed una ricetta a settimana.Ogni giorno un personaggio.
Spero li amerete e li odierete come io ho imparato a farlo in questo ultimo anno.

Benvenuti.